Come indicano le statistiche, in Svizzera gli incidenti balneari sono fra le tre cause principali di lesioni del midollo spinale. Questo articolo affronta la questione della responsabilità civile di chi gestisce gli impianti balneari, siano essi privati (p. es. un albergo) o pubblici.
Il signor X osserva diversi bagnanti che si tuffano nel lago dal pontile di un lido gestito dal Comune. Decide di fare la stessa cosa e si butta in acqua a capofitto. Sbatte la testa contro il fondo del lago e ne consegue una tetraplegia. Le indagini dimostrano che la profondità dell’acqua era troppo bassa per un tuffo del genere. Quali azioni legali può intraprendere il signor X in questo caso?
Responsabilità civile
L’accertamento della responsabilità mira a riportare la persona lesa nella situazione in cui si sarebbe trovata se non avesse subito una lesione della sua integrità fisica. Se la responsabilità civile viene riconosciuta, va corrisposto un indennizzo per «compensare» il danno che ne è derivato.
Cosa dice la legge?
Se una persona lesa vuole intentare un’azione legale contro la parte che ritiene responsabile del danno subito, deve dimostrare l’esistenza di determinate condizioni. In linea di massima, esse sono:
- un danno (nella fattispecie la lesione del midollo spinale)
- un atto illecito
- il nesso causale tra i suddetti due elementi
- una colpa (secondo il tipo di responsabilità)
Nel diritto svizzero esistono diversi tipi di responsabilità. Nel caso degli incidenti balneari, si distingue principalmente tra la responsabilità del titolare della struttura (art. 58 del Codice delle obbligazioni, CO) e la responsabilità contrattuale (art. 57 CO). E si potrebbe considerare anche la responsabilità per atti illeciti (art. 41 CO).
L’esempio del signor X
Torniamo all’esempio del signor X. Di recente, il Tribunale federale è stato chiamato a occuparsi di un caso analogo ed è giunto alla conclusione che il Comune, in quanto gestore del bagno pubblico, è responsabile delle conseguenze dell’incidente (sentenza BGer 4A_450/2021). In sostanza, l’alta corte di Losanna ha constatato che nel lido fosse consuetudine tuffarsi nel lago dal pontile e che il bagnino lo tollerasse. Ha inoltre rilevato che non vi erano cartelli che vietassero i tuffi (di testa) o avvisassero della scarsa profondità dell’acqua, così da consentire ai bagnanti di identificare il pericolo. Per questi motivi, è stata riconosciuta una carenza in quel punto della struttura.
Tuttavia, il Tribunale federale ha anche riconosciuto al signor X una grave colpa propria. In circostanze del genere, infatti, una persona adulta avrebbe dovuto accertarsi che l’acqua fosse abbastanza profonda per un tuffo di testa. Per tale motivo il TF ha ridotto del 40% il grado di responsabilità del Comune.
Tra l’altro, la sicurezza delle strutture balneari è uno degli argomenti inseriti nelle raccomandazioni dell’Ufficio prevenzione infortuni (UPI). Queste disposizioni applicano in modo obiettivo il concetto di sicurezza nei bagni pubblici e propongono diverse misure. Tra queste ci sono regole inerenti al livello minimo dell’acqua, all’installazione di pannelli informativi o di un cartello che proibisca di tuffarsi (di testa).
Tutte queste raccomandazioni traducono nella pratica gli obblighi dei gestori di strutture balneari, che vanno rispettati nell’ottica della sicurezza dei bagnanti. Come nel caso trattato dal Tribunale federale, una sorveglianza sufficiente può rivelarsi decisiva. Dato che il bagnino tollerava i tuffi di testa nel lago, la corte ha ritenuto che il Comune avrebbe dovuto adottare misure di sicurezza adeguate.
Come indica la giurisprudenza, le circostanze di un incidente balneare devono essere chiarite nel dettaglio, poiché una terza persona potrebbe essere ritenuta responsabile delle conseguenze. Il modo in cui viene utilizzato l’impianto in questione deve essere verificato e confrontato con le misure di sicurezza adottate, tenendo conto degli standard in materia. Gioca un ruolo anche la situazione personale. L’accertamento di questi aspetti fa parte dei compiti del servizio giuridico dell’ASP.
(Agnès von Beust, Paracontact 2/2023)